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Caro Antonio,

ho avuto la fortuna di poterti conoscere abbastanza a lungo e sufficientemente bene, e so che non avresti gradito un elogio funebre stylé e conforme ai crismi. Del resto, tu eri un irregolare per natura - ogni vero artista dovrebbe esserlo! -, refrattario ai luoghi comuni, alle scorciatoie di comodo. Alle carrettelle che strappano l'applauso, sulla scena come nella vita, hai sempre preferito la classe del recitare vero. Nobile. Profondo. Elegante.

Ho spesso immaginato mio padre Guido, che per tanti anni ti è stato amico sincero e devoto - come forse solo in nome del sentimento d'una comune appartenenza ontologica si può essere -, alla stregua di un capocomico all'Antica Italiana, la sopravvivenza attualizzata di uno di quegli Zanni che popolarono le piazze ed i mercati d'Europa nel Cinquecento. Tu invece hai sempre avuto, ai miei occhi, la maestà noncurante d'un istrione della Roma antica; e mi colpiva il candore (autentico) con il quale schermivi una formidabile, straordinaria capacità interpretativa sino a farla apparire come la cosa più scontata del mondo.

Come si dovrebbe fare in questi casi, vorrei scrivere dei tuoi meriti e descrivere i tuoi incontri "importanti"; invece, preferisco ricordare un tuo progetto, che credo dica molto dell'uomo che eri: avresti voluto adattare per lo schermo un bel racconto gotico di Anne Crawford, che ha per protagonista una donna-vampiro. Penso che quell'immagine di una seduttività infera, pericolosa ed abissale riverberasse la fascinazione profonda che su di te esercitava l'elemento lunare, il vero rovescio della tua maschera artistica, che del resto coincideva alla perfezione con la fluidità della complessione astrale Cancro tua propria.

Sono molti i momenti trascorsi insieme che non dimenticherò mai, Antonio; sono tanti i consigli che mi hai dispensato nel corso degli anni e che conservo gelosamente nel mio "baule" di teatrante, in attesa di trasmetterli a mia volta (credo che questo meccanismo si vada sotto il nome di "tradizione", ma non ne sono sicuro). Vorrei fermarmi ancora un po' qui con te, ma tra pochi minuti devo iniziare una prova del nuovo spettacolo, anche se ho le lacrime agli occhi.

Sono sicuro che capirai.

Piero

P.S.        Quando incontri mio padre, portagli un applauso da parte mia.

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Il Sindaco di Bologna Virginio Merola ha deciso di conferire la Turrita d'Argento alla memoria a Guido Ferrarini, scomparso lo scorso 16 gennaio. Guido Ferrarini, fondatore della compagnia Teatroaperto e per molti anni alla guida del Teatro Dehon, è stata una figura di spicco del panorama culturale della nostra città.

La decisione del Sindaco vuole anche raccogliere la proposta di riconoscere il valore e l'opera di Guido Ferrarini espressa dal Consiglio comunale nell'ordine del giorno presentato dal vicepresidente Marco Piazza che ha ricordato Ferrarini all'inizio della seduta del 18 gennaio scorso.

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Il libro di "memorie costruttive" del nostro Presidente Guido Ferrarini continua a regalare emozioni ai suoi lettori.
Di seguito, un'appassionata recensione di "Io volevo fare l'attore".

Un libro, anzi un volume, che ho letto molto volentieri e con molto interesse. Perché dice la verità. Inoltre, cosa non trascurabile, è scritto in un italiano piacevole e scorrevole, non più d'uso, in questi tempi "bui". Contiene una vita teatrale lunga 57 anni (1963-2020).
Ci parla di teatro, per il quale si intuisce il profondo amore che lo pervade, ma anche della vita reale, nei suoi momenti storici, di cui quel periodo è colmo. La strage della stazione di Bologna, le Torri gemelle di New York, eventi terrificanti che il sensibilissimo pennino del teatro registra immediatamente, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. È un percorso a stazioni, costituite dai più di 60 spettacoli che Ferrarini ha diretto e interpretato e, qualche volta, anche scritto. Ci sono molti testi scritti da Ferrarini o da suo figlio Piero, che gli è succeduto nella direzione artistica.
L'ambizione più grande, che traspare dalle pagine del libro, e in parte felicemente riuscita, è quella di essere un percorso formativo per chi si accinge alla lettura, soprattutto per i giovani.

Matteo Pirani

Per saperne di più e per acquistare il libro: amzn.to/io-volevo-fare-l-attore

Io volevo fare lattore copia

                                                                                                       

Per venire incontro alle esigeze di tutti coloro che devono organizzare riunioni, eventi, assemblee per un un numero cospicuo di persone, rispettando le normative anti covid-19, il Teatro Dehon rende disponibile la sua sala.
Capienza massima di 130 posti con distanziamento interpersonale di 1 metro.

Per informazioni:
Tel. 051-342934
Cell. 3475737776 - Tiziano Tommesani


Sito ufficiale del Teatro Dehon di Bologna

Centro Culturale Teatroaperto a R. L. – Teatro Dehon - Teatro Stabile dell’Emilia-Romagna
Biglietteria e uffici 051.342934 , Via Libia 59 - biglietteria@teatrodehon.it
Orari Uffici: Dal lunedì al venerdì | ore 9-13 e 15-18
Biglietteria: Dal martedì al sabato | ore 15-19